In queste settimane la Cisl ha sollecitato la nostra realtà provinciale, sul tema spinoso degli affidamenti degli appalti pubblici sui servizi alla persona al massimo ribasso. Ringraziamo la Cisl per questa attenzione su cui da tempo ci battiamo, ma che è difficile scardinare. Differenti sono gli elementi che condizionano questa situazione. Di certo il nodo dei tagli alla spesa pubblica, dei bilanci sempre più in sofferenza dei nostri enti locali, dove logiche miopi di presunto efficientamento si scaricano sui soggetti esterni e in specifico sul mondo della cooperazione sociale, interlocutore prioritario su questi servizi, senza preoccuparsi delle condizioni di sostenibilità degli appalti. Infatti non sono poche le situazioni dove a fronte di procedure di selezione che rispondono al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, criterio dove il dato economico è calmierato dall’attenzione alla qualità del servizio, presentano tetti a base d’asta - ossia l’importo economico su cui esprimere il ribasso - del tutto insufficienti a garantire l’applicazione dei minimi contrattuali. E’ un vero paradosso che siano gli stessi enti pubblici, espressione della legge, che mettano il privato sociale in una condizione di insostenibilità. Purtroppo, bisogna dirlo, anche nelle amministrazioni più accorte e preparate a fronte di amministratori e dirigenti illuminati. Si evidenzia di come su un piano politico e culturale si registri una visione dei servizi alla persona e delle professionalità ad essi collegate non pienamente consapevole dei risvolti che tali attività e prestazioni hanno sul benessere individuale e più complessivamente sulla qualità della vita delle nostre comunità. Il lavoro di cura gode ancora di una scarsa considerazione per quanto quotidianamente si occupi dei nostri genitori diventati anziani, dei nostri bambini, dei nostri figli e o fratelli, sorelle che per ragioni differenti si trovano a vivere una situazione di debolezza e vulnerabilità. Se ne sottovalutano le competenze e di conseguenza il riconoscergli una giusta remunerazione. Non c’è da stupirsi se poi in alcuni servizi la professionalità rischia di essere scadente. Così sul piano più politico sociale è sempre più evidente di come un territorio possa giocare la propria sfida dello sviluppo se può contare su una realtà sociale coesa, che sia messa nella condizione di operare al meglio potendo contare su un sostegno condiviso. I servizi sono visti spesso come un costo e non come un investimento. Certo anche la cooperazione sociale, per il ruolo importante che ha assunto nelle politiche socio sanitarie, del lavoro, della nostra provincia, deve fare fino in fondo la sua parte per migliorare le proprie risposte nella direzione dell’eccellenza e della sostenibilità. E’ il lavoro che come Confcooperative cerchiamo di esprimere da sempre favorendo il superamento di situazioni di criticità al nostro interno e contrastando sul piano territoriale le esperienze spurie che sfruttano i propri soci e non erogano servizi di qualità. E’ questa la linea che sosteniamo con le forze sindacali nell’osservatorio provinciale della cooperazione, che abbiamo ribadito siglando l’atto di indirizzo in materia di tutela delle condizioni di lavoro negli appalti in Prefettura, unitamente al nostro impegno condotto attraverso la Camera di Commercio di voler istituire un Tavolo provinciale sui temi del welfare dove il punto del rapporto pubblico e privato è al centro. In Parlamento si sta discutendo di Riforma del Terzo settore e si sta approvando il nuovo codice degli appalti. I tempi sono maturi affinché questa battaglia contro il massimo ribasso diventi una politica di sistema che veda le organizzazioni cooperative e sindacali nonché le realtà istituzionali fortemente unite nell’interesse delle nostre comunità. Noi dichiariamo da subito la nostra piena disponibilità al lavorare proficuamente insieme.
Fabrizio Clerico Alessandro Durando
Presidente Federsolidarietà provinciale Presidente provinciale Confcooperative Cuneo