“Non ha senso proibire l'uso della polvere di latte per produrre i formaggi, ma pretendiamo che sulle etichette siano indicate le materie prime utilizzate". Lo ha detto Mario Abrate, presidente di Fedagri Piemonte e vicepresidente nazionale di Fedagri: "Sull'uso delle polveri di latte è necessario un approccio più laico e documentato, meno demagogico. Non si tratta di un dogma religioso perché la polvere da latte non è un veleno. Fatta salva la produzione di Dop per la quale è indispensabile il latte intero, il problema è di mercato e concorrenza", ha aggiunto a margine dell'assemblea di Alleanza delle Cooperative del Piemonte.
È necessario - dichiarano inoltre da Fedagri nazionale - esigere da Bruxelles precise garanzie sulla tutela della qualità dei prodotti e sulla corretta informazione ai consumatori, attraverso l’obbligo di indicazioni in etichetta sulla presenza di latte in polvere nei prodotti caseari. Tale indicazione dovrà essere resa obbligatoria anche per quei prodotti a base di latte in polvere che vengono fatti all’estero e venduti nel nostro mercato e che non contengono alcuna informazione in merito”. Già oggi in Italia importiamo ogni anno circa 510.000 tonnellate di formaggi e 157.000 tonnellate di yogurt che sono potenzialmente prodotti utilizzando latte in polvere.